C’era una volta il professore serio, rigorosamente in giacca e cravatta e con un taglio di capelli severo: tutto il suo look era pensato per incutere timore reverenziale alla platea di studenti.
Oggi non è più così. La parola d’ordine “nessuna regola, nessuno stile” vale anche per i “vecchi baroni universitari” che senza vergogna mostrano apertamente le loro eccentricità.
I docenti cappelloni di tutto il mondo hanno addirittura un loro club, il Luxuriant Flowing Hair Club for Scientists; l’associazione per i professori che hanno (o che “credono di avere”) capelli fluenti! D’altronde anche Albert Einstein si presentava con una chioma arruffata; non a caso l’inventore della teoria della relatività è stato inserito di diritto nell’elenco degli Historical Honorary Members del club, in compagnia di Benjamin Franklin, i cui capelli si adagiavano “comodamente” sulle spalle, e di Newton, che in alcune immagini ricorda addirittura Jim Morrison.
Oggi i loro emuli mostrano con orgoglio le capigliature sul sito dell’associazione: il professor Patrick O’Brien, dell’Università di Potsdam in Germania, si è fatto fotografare in piedi per mostrare ancor meglio che la sua lunga treccia arriva fino a terra e il dottor Derek Eamus, professore di Environmental Sciences all’Unive rsity of Technology di Sydney in Australia, è immortalato in uno sfrenato ballo con le chiome “al vento” lunghe sul petto ed è facile immaginare che la musica che lo spinge a questa estasi sia quella dei Metallica...
Per un ex cappellone come il sottoscritto è una soddisfazione vedere che finalmente sia stato messo in soffitta il vecchio cliché del prof serioso e conformista e che finalmente ciasia una variegata comunità di docenti e scienziati simpatici, trasandati e un po’ esibizionisti… Anche se c’è sempre quello che poi esagera. Tom Vogl, Research Professor Emeritus (!) del Krasnow Institute for Advanced Study della George Mason University si è fatto fotografare di spalle, al lavoro di fronte allo schermo del computer, con una lunga treccia di capelli lungo la schiena. E sulla testa… una gallina!
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